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d'archibuso, la quale forte d'arme e dalla maggior parte de soldati a pie in questi tempi usata, ferirono in maniera, che l'altro giorno fini la vita sua. La quale cosa sentendo il Governatore, il vice Re, che ancora nell'antiporto si tratteneva, molto riprese. Ne mancava chi giudicasse che fussi da prenderlo: parendo ragionevole che à chi prima haveva rotto la fede, ella non se li dovesse osservare. Ma non approvando tale consiglio il Governatore, lo licentiò con tale conditione, ch'egli mandasse a domandare il Papa che animo fusse il suo verso il suo Re, et se con esso la pace o, la guerra voleva: et il Governatore comandasse a tutti i ribelli Milanesi che di Reggio et di quelli confini si partissono: et in quel mezzo non si rinovasse cosa alcuna. A Milano fu portato novella per falsi rumori che Monsignor de Lefcuns era stato in Reggio fatto prigione. Onde che Manaldo Vescovo Terbellense, il quale era stato suo luogotenente rimaso a Milano, hebbe tanto spavento che chiamati i Senatori, et i primi della citta a consiglio, domandò loro, se i Franzesi nella terra potevano stare sicuri. Et quantunque da tutti fusse confortato a stare di buona voglia, nondimeno se poco dopo non s'intendeva per adviso certo come Monsignor de Lefcuns era tornato libero a Parma, tutti i Franzesi si sariano partiti. Accrebbe la paura loro uno caso maraviglioso. Era sopra la volta della porta del Castello di Milano una Torre non solamente fortissima per la diffesa, ma etiandio a guardarla molto bella. Perché nella fronte d'essa oltra gli altri ornamenti erano state poste le imagini de santi protettori di quel luogo, con grande artificio di marmo fabricate, con l'armi de Duchi Sforzeschi, che havevano fondato si gran maraviglia. Serbavansi per forte molti bariglioni di polvere per l'uso delle arteglierie dentro a quella torre: la quale una saetta caduta dal cielo percosse, et aperto il muro appicco