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18 | COMMEMORAZIONE |
e gitta, trasformata, la sua sensazione alla folla dicendole: ora soffri a volta tua.
Oh sì, Ferrari ebbe ragione di scrivere che «In arte nulla si fa, nulla si ottiene, se il cuore non c’entra.» È desso che veramente afferma l’io del poeta: la stessa fantasia non gli offre tante risorse quante questo viscere che un’arte moderna si vanta di anatomizzare e che ella sa interrogare ed intendere così poco! Esso è all’artista il primo e grande rivelatore del vero; triste pronostico a lui, se, scrivendo una scena comica, il riso ogni tanto non gli arresti la penna, o se a mezzo di una scena commovente non sentasi le lagrime in gola: triste avvertimento ch’egli sta lavorando sul falso e che della comicità o del dolore non le ha trovate le parole giuste, che dei cuori ascoltanti gli schiudano la via. È il cuore che sopratutto rivela all’autore drammatico la legge artistica e segreta del connubio del riso e del pianto, della fusione intima omogenea del comico e del drammatico, il segreto del poeta che dalla gaiezza comica di una scena esilarante sa spremere la lacrima, come stilla di pioggia illuminata dal sole!
A questa fonte Paolo Ferrari attinse i più felici dei lavori suoi: dei quali taluno anche dei minori spira una freschezza che non teme insulto del tempo, perchè le due corde vi si sposano all’unisono, l’armonia è completa, la fusione è perfetta.
Si vorrà qui domandarmi quali e quanti, del vasto repertorio a cui nessun genere fu ignoto,