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DI PAOLO FERRARI. 9

svanisse dalla memoria degli uomini la superba schiera di tipi viventi creati dal suo soffio di poeta, che passeggiarono trionfanti le scene salutati dal plauso di cento platee, — ancora e sempre di Paolo Ferrari rimarrà un profilo ideale, una leggenda che farà caro ai giovani d’Italia il suo nome, che lo farà di luce viva e perenne risplendere a quanti il soffio dell’arte immortale baciò, a quanti su queste tavole tentatrici e contese, sospiro e sogno di giovanetti, si arrischiano, chiamati veramente dall’interno Iddio.

Perchè Paolo Ferrari fu dei giovani amico, consigliere, confortatore e suscitatore; egli a cui l’arte un dì svelossi nei fascini di una eterna giovinezza, egli che l’amò con entusiasmo di giovane e che per lei augurava ardente e perenne il culto delle anime giovanili.

Invece di chiudersi nella superbia delli ingegni che saliti a un certo punto della fama e della gloria, si appartano dalla folla che li acclamò, che li portò sugli scudi, e guardan gelosi, come lor retaggio esclusivo, il tempio dell’arte che un dì riempirono del proprio nome; gelosi e sospettosi ne guardano le soglie, sbarrandone l’accesso ai nuovi sacerdoti, — egli il ministro già canuto della Dea, si affacciava dall’augusto limitare e pareva che ai giovani dicesse: — Venite! affrettatevi, che io son sull’andarmene non lasciate che si spenga la sacra fiamma che, superbo custode, tanti anni alimentai; non per conquisto di una sterile fronda tenni alta tanti anni la bella