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di carlo darwin | 35 |
buccia tarlata del dogmatismo ha ringiovanito i vecchi sistemi e ha fatto nascere i non nati. Leggendo le opere moderne prese nei campi più disparati del pensiero ci pare di sentire un profumo di primavera, palpitarvi dentro il fremito di una vita nuova, sana e poderosa. E il sole che ha fatto questo miracolo è quello dinanzi a cui ci inchiniamo oggi riverenti, è Carlo Darwin.
Insieme a questo allargarsi del darwinismo, avviene e avverrà un lavorio lento e continuo di depurazione e di affinamento. Il grande naturalista ha creduto colla sua magica chiave di aprire tutte le porte dei misteri della natura, ma questa ha ancora mille e mille tabernacoli chiusi, che aspettano nuove e diverse chiavi. La vita è troppo molteplice e svariata, per poter essere illuminata da una sola luce, per quanto viva e potente essa sia. Vi sono gli astri che vogliono il telescopio, vi sono le cellule che vogliono il microscopio e vi sono le molecole che aspettano un terzo istrumento, che non è ancora trovato. No, il darwinismo non spiega tutto, e l’utile non è spesso che un circolo vizioso che sè in sè rigira; l’elezione sessuale è un sogno, che non resiste alla critica spassionata; no, i milioni di secoli non bastano a mutare un protoplasma in uomo, mentre la natura in un batracio muta in poche settimane un pesce in un polmonato, in pochi giorni una larva carnivora in un insetto che sugge i fiori. Se Darwin avesse spiegato tutti i perchè della natura, non sarebbe più un uomo, egli sarebbe il Dio personale dei deisti, sarebbe un creatore dinanzi a cui non potremmo che rimanere in ginocchio e colla