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di carlo darwin | 29 |
condo libro del naturalista inglese. Egli abbraccia tutta la natura e i manipoli di fatti e le leggi gli sfuggono di mano, quasi il superbo amplesso non bastasse a tanto. Per quanto minuto e instancabile indagatore di fatti, vi è alcuno più ricco di lui, ed è la natura, di cui è il figlio prediletto. Di quei manipoli perduti faranno tesoro tutti quei pazienti spigolatori, che con diversi nomi chiamansi discepoli di un grande maestro, commentatori, critici, imitatori e che so io.
Io mi vado ripetendo, io mi accorgo che rubo al campo da me coltivato, ma, egregi giovani, la colpa è tutta vostra, avendomi scelto oggi a interprete del vostro dolore e della vostra riverenza per uno dei più alti ingegni dei quali si onori il nostro secolo. Per debito d’ufficio, per simpatia di studi, ho dovuto dalla cattedra, dalle pagine dei miei libri, dai fogli volanti delle riviste parlare e scrivere di Darwin tante e tante volte che oggi non so trovare altra nota che quella del mio dolore, che è almeno grande quanto il vostro.
Nelle opere dell’addomesticazione degli animali e delle piante il Darwin, per la prima volta, apriva al mondo dei pensatori la sua grande teoria della pangenesi, che egli pubblicava con tanta peritanza e che è invece uno dei titoli maggiori della sua gloria. E permettetemi qui che a dimostrare la straordinaria modestia del grand’uomo citi alcune parole ch’egli scriveva a me piccolissimo: Io temo che voi non approviate il capitolo sulla pangenesi, ma ho fiducia che qualcosa di molto analogo a questa teoria sarà un giorno adottato, e questa è l’opinione di parecchi buoni giudici in Inghilterra.