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di carlo darwin 11

zione, ho creduto che fosse dover mio di esporre quali furono gli intendimenti nostri nel promoverla, e dichiararli qui apertamente acciò fossero a tutti manifesti. Tale modestissimo ufficio io ho inteso di compiere parlando fino ad ora e con quella più spiccia brevità che mi era possibile, giacchè mi fa fretta di venir presto tra voi, ascoltatore del professor Mantegazza; al quale solo spetta di discorrervi delle virtù e delle opere dell’uomo che vogliamo oggi ricordare. Non posso però lasciar questo posto senza prima render grazie in nome dei miei compagni e mio all’illustre scienziato che non isdegnò di essere oratore per noi e volentieri affratellò al baldo nostro slancio giovanile il suo alto sapere e che sebbene circondato da tante cure, sebbene tornato appena dalle recenti peregrinazioni, trovò modo di soddisfare al nostro desiderio e di rendere così pieno di dottrina e gradito questo nostro convegno. E sien pure rese grazie infinite a voi, o gentili signore, amati maestri, illustri personaggi, cortesi signori, che voleste onorarci con la presenza vostra. Non è a dire di quanto conforto ci sia stato l’avervi visto con tanta sollecitudine corrispondere al nostro invito: tal fatto ci lusingava di non avere indarno acceso un fuoco che non avrebbe attecchito, e ci fa sperare che i nostri entusiasmi sieno davvero santissimi e seri, perchè trovano un’eco nel vostro cuore.

Nota. È debito di giustizia che io qui dichiari come a comporre queste povere parole mi abbia giovato di consigli e di opera il mio compagno di studi e carissimo amico dott. Eugenio Marini, col quale intendo dividere il plauso che esse incontrarono.

E. F.