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COMMEMORAZIONE1





Signori,



Da famiglia antica e cospicua in Mondovì, trasferitasi in Torino sul cadere del secolo scorso, nacquero ne’ primi anni del corrente, Domenico e Carlo Promis, due eletti ingegni, due dotti e poderosi scrittori, due cittadini degni di sopravvivere nella memoria dei posteri. Non solo dal fraterno affetto erano gli animi loro avvincolati, ma ancora dall’affinità degli studi, dalla consonanza delle opinioni, dalla mèta comune a cui anelavano di potere colle loro fatiche giovare alla Patria.

Molteplici e svariate elucubrazioni lasciarono, più apprezzate ed ambite dai dotti delle straniere nazioni, di quello che siano conosciute al maggior numero degl’Italiani. E ciò forse per la natura della scienza a cui s’applicarono; scienza vasta, ardua, difficilissima, per non dire inacessa alle menti volgari. L’archeologia, cioè, che, come il vocabolo suona, significa ragionamento intorno alle antichità. Così denominata la scienza, ha per oggetto


  1. Fatta nel Circolo Filologico di Torino, il 1° marzo, giorno vigesimo terzo dalla sua morte.
lo studio dei monumenti, ha per iscopo di dedurre dai monumenti investigati e chiariti, ragioni e prove per accertare la civiltà più meno progredita dei popoli antichi.

A questa austera dominatrice del passato fanno il niffolo gli amatori della letteratura facile e della scienza a buon mercato. Da questa si tengon lontani coloro, che intesi unicamente al presente, non pensano, che dal passato derivano le istituzioni, le credenze, gli errori del mondo moderno.

I fratelli Promis misurarono d’un guardo l’immenso campo dell’antichità, e veggendo, che non poteva esser da un solo percorso, se ne divisero gli spazi, e, assumendosi ciascuno la parte più confacevole a’ suoi studi, a quella si gittarono coraggiosi e risoluti di andare a fondo della scienza tolta a lumeggiare.

Carlo, come architetto, scelse l’archeologia architettonica, e del suo vasto sapere lasciò monumenti immortali nella dissertazione sopra l’antichità di Alba fucense negli Equi; nell’opera ammiranda delle antichità d’Aosta da lui misurate, disegnate, illustrate.