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rebbe l’elenco di tutte le sue memorie numismatiche. Ci restringiamo a notare, che in un supplemento sulle monete del Piemonte, ragiona delle zecche di Acaja, di Vaud, di Albera, Cisterna, Cortemiglia, Cuneo, Dogliani, Frinco, Incisa, Monferrato, Passerano, Seborga, Tortona, Montafia. In tutto 67 monete illustrate con documenti, e figurate in sei tavole. Pregevole lavoro, perchè indaga e mostra quali furono le monete basse e minute contraffatte ed emesse dalle zecche, che miravano a ricavare un grosso guadagno; quali furono, come quelle di Seborga, datate in un sito e messe in corso in un altro. — Un dotto francese, parlando delle decadi numismatiche del Borghesi, colle quali fu in grado di chiarire pressochè tutte le grandi famiglie di Roma dell’ultimo secolo della Repubblica e del primo dell’Impero.
Les dècades numismatiques, così si esprime: sont le livre d’or de la noblesse, et à la fois les archives officiels de ces èpoques mèmorables1. Lo stesso possiamo ripetere delle nummografie del Promis, che molta storia ci rivelano non solo delle famiglie più illustri, ma ancora di molte città, che, neppur per sogno, pensavamo, avessero battuto moneta.
III
Alle sin qui menzionate voglionsi aggiungere le tre dissertazioni, che il Promis, aggregato nel 1838 all’Accademia delle scienze di Torino, lesse nelle tornate ed inserì nelle memorie della medesima: sulle monete ossidionali del Piemonte; sulla zecca di Scio durante il dominio de’ Genovesi; sulle monete della Repubblica di Siena. Nella prima, toccate di volo le cause e le vicende degli assedi, fa conoscere le monete, che si coniavano nella città di Nizza l’anno 1543; di Vercelli nel 1617 e 1638; di Casale nel 1628 e 1630; di
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Cuneo nel 1641; d’Alessandria nel 1746; quando strette d’assedio ricorsero allo spediente di batter moneta per pagare e vettovagliare le truppe, e così sopperire al difetto del numerario legale.
Nella seconda, premesso, che i lavori dei dotti, tra i quali quello specialmente del Saulcy, la numismatigue des Croisades non estendonsi, che alle monete de’ crociati francesi, e rimangono ancora intatte quelle coniate in Oriente dai Latini in seguito alla prima crociata, egli avvisò d’illustrare la zecca in Scio1, che reputa italiana perchè esercitata prima dalle famiglie genovesi dei Zaccaria e dei Giustiniani, e poi da una Società di signori mercatanti liguri sotto il titolo di Maona. Oltre la storica descrizione di cinquantacinque monete effigiate in quattro tavole coll’impronta e colla leggenda, col ragguaglio del peso e valore, che avevano, narra le vicende dell’isola già posseduta dai Veneziani, dai Paleologi, infine dai Genovesi, sotto i quali crebbe sino a centomila abitanti, e poi decadde come le altre dell’Arcipelago dominate dai Turchi. Come la Storia della Colonia dei Genovesi in Galata del Sauli, così questa elucubrazione numismatica del Promis, non può non ispirare ad anime italiane vivissimi affetti per lo spettacolo, che porgono genti italiane, le quali trovano angusti i confini posti dai mari e dai monti e occupano delle arti, dei commerci, delle prodezze e potenza loro tanta parte di mondo2. Nella terza, sulle monete di Siena, esplora ed esamina le specie di esse, i grossi e gli spiccioli, i giuli d’argento, i ducati d’oro; le parpagliuole e baielle; la circolazione delle medesime; la diversità dei pezzi originata dalla poca attitudine dei loro intagliatori; l’oscillazione del loro valore, le alterazioni, le variazioni delle zecche, il riscontro del tempo delle loro battiture, il genere dei conii, la forma delle let- |