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LISISTRATA 3

Mentre gli animi erano ancora prostrati dall’orrendo lutto di Sicilia, la guerra del Peloponneso riavvampava furiosa, e le sciagure succedevano alle sciagure, senza tregua. I Lacedèmoni prendevano Decelea, i Chioti tradivano, Mileto accoglieva le flotte del Peloponneso, la Ionia e l’Eolide, Lesbo e Rodi venivan meno a l’alleanza. Ricominciavano le mene d’Alcibiade per la ricostituzione del partito oligarchico. Per ricostruire la flotta, si dovè intaccare la riserva di mille talenti, deposta nel Partenone al principio della guerra. Da quando s’erano aperte le ostilità, Atene mai non aveva visti giorni così neri. E certo non c’era da sperar troppo nei pròbuli, specie di comitato di salute pubblica, nominati in quel frangente a rialzar le sorti della patria. Aristofane tentò anche una volta quanto può il poeta: sfiorare i duri muscoli (e magari percòterli) col verso alato. E mandò sulle scene, a propugnare la pace, una donna. Ma Lisistrata, benché donna, ha buon discernimento. E le sue varie perorazioni sono spesso tanto serie, profonde, nobili, quanto ridicolo, pur nella sua efficacia, è il mezzo da lei scelto per convincere i mariti. La composizione della Lisistrata è ottima. L‘ occupa