valore accanito, almeno a parole, cosf in arte come in politica, intende
pungere la mania d’Euripide per ogni novità.
Pag. 195. v. 4.’ - 1 primi tre versi son tolti di peso dall’E/ena; il
quarto è di fabbrica aristofanesca. — Il sirmea era una pianta purgativa allignante in Egitto.
Pag. 195. v. 8. - Lo scoliaste dice che questo Rospetto (Frinonda)
era il vero padre di Mnesiloco; né vedo motivi per dubitare di tale
asserzione.
Pag. 195. v. II. - Di quella, cioè, da uomo in donna.
Pag. 196. v. 3. - Che non sono ancora volati a divorarlo come una
carogna.
Pag. 196, v. 8. - Eiena, 68.
Pag. 196. v. 9. - E lena, 460. un po’ alterato.
Pag. 197. v. 2. - La vecchia confonde Proteo con Protea, generale ateniese.
Pag. 198, v. 1 - Elena, 466, alterato.
Pag. 198. v. 12. - Gli oggetti d’oro, certamente, e i doni votivi
offerti alle Dee.
Pag. 199, v. 8. - Espressione applicabile tanto ad Elena. emaciata
dai dolori, quanto a Mnesiloco. così spietatamente sbarbificato.
Pag. 200, v. 3. - Cerco di rendere lo spirito d’un’espressione greca
probabilmente corrotta.
Pag. 202, V. 6. - Mnesiloco nutre un certo scetticismo circa l’incorruttibilità dei funzionati ateniesi.
Pag. 203, 1. I. - Questi cori, riproduzione artistica di quelli che
realmente solevano cantate le donne nei Misteri di Dèmetra, sostituiscono la convenzionale seconda parabasi. E benché non siano gran
co,? dal lato artistico, hanno però il pregio d’inquadrarsi nell’azione
con perfetta naturalezza.
Pag. 203. v. 3. - Non si tratterà del non ignobile pittore Pausone,
ma di qualche povero famelico omonimo. Cfr. Rossbach, Am del
Anania. 192 sg.
Pag. 207. v. 1. - Lo Scita storpia quasi tutte le parole, alterandone specialmente le desinenze. Ho tentato di adombrare questa peculiarità comica, cara così ad Aristofane come ad ogni teatro popo