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Pag. 169, v. 13. - Eubulo, poeta dello commedia nuova, nel quale sembra quasi permanere un’eco dell’antica arte, ebbe [orse presente questo brano, quando fece dire ad uno dei suoi personaggi (frm. 117, Kock): «lo, Giove onoratissimo, dirò — mai male delle donne? Ab, non sia mai! — Prima vorrei morir! Se son la cosa — più preziosa del mondo! Se Medea — fu una donnaccia, Penelope invece — era un tesoro! Mi si viene a dire — che Clitennestra fu cattiva: Alcesti — era buona, ribatto. Si può dire — corna di Fedra; ma, per Giove... chi — era buona?... Di’, dunque... Oh me tapino. — già sono a secco, di femmine oneste; — e di donnacce, n’ho ancora un subisso! » Pag. 170, v. 5. - Feste nelle quali si riconoscevano i figli legittimi. Erano celebrate con un gran banchetto. Pag. 174, v. 3. - 11 sicofante grande e grosso e vigliacco, già tante volte incontrato: i poeti comici non si saziavan mai di beffeggiarlo. Pag. 176, v. 3. - Demo della tribù Eneide. Pag. 176, v. 8. - In queste feste notturne le donne dormivano entro tende. Pag. 177, v. 7. - La vinolenza delle donne ateniesi forniva gradito argomento alle punzecchiature dei comici. Pag. 179, v. 7. - Ad evitare la circumnavigazione del Peloponneso, si trascinavano le navi attraverso l’istmo di Corinto. Pag. 183, 1. 3. - Parodia, continuata in tutta la scena, del Telefo euripideo: alla quale si deve il colorito tragico che di quando in quando assumono le parole di Mnesiloco. Pag. 185, v. 11. - Nome generico di schiava. Pag. 188, v. 8. - La pelle delle vittime andava infatti ai sacerdoti, che ci tenevano assai. La pelle dell’otre era qui. naturalmente, 1 otre stesso vuoto e sgonfiato, che Mnesiloco offre ironicamente alla donna briacona. Pag. 189. v. 11. - Nel Palamede di Euripide, rappresentato cinque anni prima, Eaco, fratello dell’eroe calunniato qual traditore da Ulisse, e perciò messo a morte dall’esercito, scriveva la tragica fine del fratello su un remo, e questo gittava in mare, con la speranza che i flutti lo portassero al vecchio padre Nauplio. Ed ecco uno degli stratagemmi euripidei che ad Aristofane sembravano di cattivo gusto. Pag. 189, 1. ult. - S’intende che l’effetto di questo brano dovè es