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238 ARISTOFANE

Pag. 142, v. 4. - Apollo aveva, insieme con Poseidone, edificate, per incarico di Laomedonte, le mura di Troia, presso il Simoenta. Pag. 143,.v. 2. - Anche negli Uccelli (244 sg.) Apollo si entusiasma pql canto dell’usignolo, e tutti i Numi per le grida dei cigni (851 sg.). Pag. 143. v. 6. - Assai trasparente è il nome e l’ufficio di queste Divinità, naturali seguaci di Afrodite (cfr. Lisistrata, nota a v. 3). Pag. 143, v. 12. - Tetralogia composta da Gli Edoni. I Bassaridi, I Giovinetti, e Licurgo, dramma satirico. Pag. 145, v. 6. - Celebre tragediografo, le cui melodie, ispirate come dice Aristofane (Ucc.. 832), al canto degli usignuoli, entusiasmavano così i profani come i più raffinati intenditori di musica. Pag. 145, v. 14. - 11 tragediogralo Filocle, camuso e nano, aveva in Atene il nomignolo di allodola (Ucc., 1375). Senocle, figlio del cattivo tragediografo Carcino, poco superava il padre in abilità artistica (cfr. p. 164. v. 27. e Calabroni, 1651 sg., e Pace, v. 820 sg.). La frigidità di Teognide era famosa, e vi si allude anche negli Acarnesi (152). Pag. 146, v. 2. - Una delle solite allusioni ai bassi natali del poeta, figlio, a quanto dicono i poeti comici, di una erbivendola (cfr. p. 162^ v. 17, p. 165. v. 18, e la nota al v. 476 degli Acarnesi). Pag. 147, v. 13. - Parole con cui neH’ìd/cestf d’Euripide il vecchio I-erete si schermisce dal sacrificarsi pel figlio. Pag. 150, v. 8. - Come facevano i cuochi ai maiali, quando li esaminavano, per soffocare i loro strilli. Pag. 151, v. I. - Per trovarci asilo inviolabile. Pag. 152, v. 3. - Nel testo è un intraducibile giuoco di parole, fondato sul duplice significato di psilós, sbarbato, e armato alla leggera. Pag. 152, v. 6. - Uomo effeminato, di aspetto donnesco. Mnesiloco crede di ravvisarne le sembianze nel proprio volto sbarbificato. Pag. 156, v. 6. - In una situazione certo analoga a questa, un personaggio delle Kalendae mariiae, atellana di Pomponio, diceva: » Vocem deducas oportet. ut videantur mulieris verba ». Pag. 157, v. 2. - Della euripidea Melanippide savia, oggi perduta, è questo verso, di cui Aristofane si fa beffe anche nelle Rane (v 118119). Pag. 157, v. 3. - Verso di ardua interpretazione. Intendo che