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NOTE 235

NOTE 235 Pag. 62. v. 18. - Si tratta, come ognuno intende, delle prelibate anguille della palude Copaide, che durante la guerra non li potevano più importare. Pag. 63, v. I. - Nelle prime battute di queste scene è misto qua e In qualche tono e qualche verso parodicamente tragico. Pag. 68. v. 5. - Nell’i4/cesfi d’Euripide, il padre d’Admeto dice al figlio: Grata è la luce a te; pensi che grata — al genitor non sia? Pag. 70. v. 5. - Non sappiamo chi fosse questo Melanione. Ma non sarà già inventato di sana pianta, come sembra opini lo scoliaste. Pag. 71. v. 2. - Perché oggi ti ammazzeremo. Pag. 71, v. 5. - Mironide aveva vinto i Beoti ad Enofila (Tucidide. I, 108): Formione era il più rigido e duro far i generali ateniesi. Pag. 73, v. 7. - 11 tempio di Dèmetra Cloe era su l’Acropoli: vi si celebravano funzioni nel mese di Tareelione. Pag. 87, v. 2. - Nomignolo di un tale Filostrato, proprietario d’una casa di piacere. Pag. 89, v. 3. - Demonietto fallico, che godeva di una certa popolarità. Pag. 91, v. 4. - Il testo dice Pailene, celebre per le sue lane; il perché dell’allusione s’intuisce aH’ingrosso. Pag. 91, v. 6. - Le pubbliche calamità si attribuivano sempre al malvolere di qualche Nume o Demone. Pag. 91, v. 9. - M’allontano un po’ dalla lettera, per conservare in qualche modo la metafora del testo, tolta dalle corse dei cavalli. Pag. 91, v. 11. - Quelli che correvano nelle Lampadoforie. naturalmente si torcevano un po’, per riparare le fiaccole dal vento. Pag. 94, v. 6. - Forse si trattava d’imo degli anelli magici che si supponeva guarissero molte malattie: vedi Pìulo, v. 946. Ma pare che in qualche paese anche adesso gli anellini si adoperino a simile ufficio. Pag. 94, v. 11. - La paludosa Tricorito (una delle quattro borgate della Tetrapoli (v. pag. 31, v. 22) era famosa per la quantità e la grossezza delle zanzare. Pag. 96, v. 17. - Caristio (da Cariato, città delI’Eubea) ricordava kóruon, noce, che qui s’intende in senso maliziosamente metaforico. Si capisce, e lo dice esplicitamente lo scoliaste, che non dovevano godere