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192 ARISTOFANE


s’istituisca, a nome contrapponendo nome,
un d’uomo, uno di donna. Parlano i fatti, come
Càrmino di hlausimara valga men. Salabacca
vai cento Cleofonti, per quanto sia baldracca.
Chi mai con Aristòmaca, quella di Maratona,
chi di voi con Stratònica, da tempo ornai, tenzona?
Quei tali senatori che abdicaron l’altr anno
al poter loro, d’Eubula forse miglior’ saranno?
Neppure essi, il direbbero! Perciò noi ci si vanta
d’esser di voi migliori. Di’, rubati cinquanta
talenti dall’erario, qual mai donna oserà
farsi tirar sul cocchio in pubblica città?
Quando avrà preso molto molto, sarà una sporta
di gran, che a suo marito lo stesso di riporta!
Stretta
Ma fra costoro, parecchi ne osservi
che di tal onta si sono macchiati,
che più di noi della gola son servi,
e tagliaborse, e buffoni, e pirati:
e valgon meno di noi, senza dubbio,
nel serbar l’asse paterno: il cestello
noi sempre intatto portiamo ed il subbio,
la spola e l’ombrello;
ma quanti il subbio con tutta la cuspide,
fra i nostri sposi, perdettero in guerra;
ed a quanti altri l’ombrello dagli omeri
scivolò giù a terra!

corifeo

Epirrema
Rimprocciam, noi donne, agli uomini, molte cose, e con ragione.
Una, poi, passa ogni limite. Certo, qualche distinzione