Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) III.djvu/194


LE DONNE ALLA FESTA DI DEMETRA 191


PARABASI
Parabasi
Rivolte agli uditori, le nostre lodi adesso
facciam. Suol dire ognuno corna del nostro sesso:
siam la pèste degli uomini, vengono i mali tutti
da noi, risse, contese, rivolte, guerre e lutti.
Ma perché mai, se siamo quella pèste che dite,
ci prendete per mogli? Perché ci proibite
di starcene in finestra, di uscire per la via,
e la pèste guardate con tanta gelosia?
Se esce una donnetta, quando, tornati a casa,
non la trovate, sùbito furor l’alma v’invasa:
mentre un’offerta ai Numi far ben lieti dovreste,
che stia lunge, né in casa vi rimanga la pèste.
Se in casa altrui, pe’ 1 gioco stanche, ci coglie il sonno,
tutti, attorno ronzandoci, veder la peste vonno.
S’affaccia una? La pèste sbircian tutti. Ha vergogna,
e si ritira? Allora si, ciascheduno agogna
che di nuovo al balcone quella pèste si mostri:
tanto maggiori sono dei vostri i pregi nostri.
Ma veniamo alla prova: ché noi del vostro conto
sparliamo, e voi del nostro. Si osservi, ed un confronto