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LE DONNE ALLA FESTA DI DEMETRA |
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non abbia voluto concedere a questi brani il medesimo amore
onde scaturirono, pochi anni dopo, i cori meravigliosi delle
Rane.
Come condotta scenica, invece, le Donne alla festa di
Dèmetra si devono annoverare fra le più felici commedie del
teatro aristofanesco. Intanto Euripide non formula egli, come
quasi tutti gli altri eroi d’Aristofane, un progetto la cui esecuzione implichi lo svolgimento dell’azione; ma invece è incalzato dalla necessità, è costretto a fare quello che fa: e
ciò basta a dare un carattere più drammatico all’andamento
di tutte le scene. Poi, la seconda parte della commedia, la
sfilata dei mechanémata, sebbene abbia la forma di quelle
vecchie code appiccicate all’azione, costituisce però in sostanza un logico e necessario sviluppo del dramma; sicché lo
scioglimento non càpita, come in quasi tutte le commedie precedenti, sino agli Uccelli, verso la metà dell’azione, bensì
alle ultime scene. E, finalmente, se il coro è trascurato dal
lato artistico, dal lato drammatico è invece trattato con grande
abilità. Non ha esso, infatti, come nella maggior parte delle
altre commedie, carattere di convenzionale superfetazione; ma
appare, nella convenzione comica, il vero coro delle donne
che celebrano i Misteri. E anche noi moderni, tanto esigenti
in fatto di verisimiglianza, potremmo in questi limiti tollerarlo
in un lavoro drammatico.