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120 ARISTOFANE


Firn. 5 Questo soltanto ai Numi ancor si niega:
far che non sia, quel che seguf, seguito.
7 t)al travagliare gli uomini dappoco
vinti, braman la morte.
Dicon che saggio è per natura il tempo.
Non vi saria l’invidia fra gli umani
se tutti uguali per natura fossimo.
Val meglio invidiare la saggezza
che la ricchezza.
26 Pensiero giovanil spesso tramuta.
27 La ragion meglio che la forza vale.
Da altri frammenti, intraducibili, trapela una viva predilezione di poco gusto per i bisticci (fr. 3) e per certi troppo ingegnosi atteggiamenti e collocamenti di parole (frm. 11-12), E
l’unico brano un po’ più esteso, appartenente al Telefo, suggella tale predilezione e ne concreta l’indole. Uno schiavo che
non sa leggere, così descrive il nome di Teseo — 8HSEY2
— che ha veduto scritto in qualche luogo (frm. 4):
Un cerchio il primo segno era, con una
sbarretta in mezzo: poi due righe dritte
da una terza congiunte: a un arco scitico
il terzo somigliava: era inclinato
l’altro, e tre denti aveva; due sbarrette
sopra una vertical poi s’innestavano:
l’ultimo, infine, somigliava al terzo.
L altezza di questa poesia non dà certo le vertigini. E ci
sembra di levarci in un’atmosfera più respirabile quando c’imbattiamo nel pensiero quasi leonardesco (frm. 6):
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