le Nuvole assegnano alla mente (voO=). non possiamo non ricordare che apostolo di tal dottrina, la quale influì pur tanto
sul fiorire della sofistica, fu appunto Anassagora, ’che n’ebbe
il nomignolo di Mente:
E Anassagora chiamano, l’eroe
valido, Mente. Che per lui la mente,
desta di colpo, tutte insiem le cose
organò, che sconvolte erano prima.
(Timone, 24 Diels).
Tanto poi i filosofi, quanto la maggior parte degli intellettuali d’allora, discepoli tutti, più o meno fedeli, dei sofisti,
erano, agli occhi d’Aristofane, null’altro che ciarlatani; e il
nostro poeta non sa vederli che fra le nuvole. Qui il buon Trigeo,
nel suo viaggio aereo, aveva scoperto due o tre poeti ditirambici: di qui, asseriva il Cinesia degli Uccelli, tolgono ogni ispirazione i poeti contemporanei. Questa immagine favorita prende
rilievo e si obiettiva in figure concrete nel Coro delle Nuvole,
costituito da donne nasute e cinte di veli cinerei, che simboleggiano nubi.
La commedia, nella forma in cui la possediamo, è il rifacimento, forse non condotto a termine, della prima edizione,
che non ebbe successo in Atene. Forse la dottrina di questo
Socrate era ancor troppo elevata pel popolino. Le tracce della
sovrapposizione sono evidenti. Senza entrare in minuti particolari, ricorderò la triplice ripresa della lezione di Socrate a
Lesina (537; 702; 801), la duplice spiegazione della causa del
tuono (435; 444 ), il brano corale (886 sg.) e la breve scenetta
fra Socrate e Lesina dopo il contrasto fra ì due Discorsi, che
sembrano male inquadrarsi nel contesto. E difficilmente sarà