Pag. 239, v. 15. - Faillo è il celebre corridore di cui parla anche
negli Acamesl. Filocleone da giovanotto lo superò; ma non nello stadio,
bensì in tribunale; non di due passi, ma di due voti.
Pag. 241, v. I. - Questo motivo comico, del pranzo semplicemente
descritto, dovè essere popolare. Se ne trova un mirabile svolgimento in
una famosa novella delle Mille ed una notte-, ed è prediletto fra gli
Arabi. Cfr. JoBef Horovitz, Spuren grlecliischer Mimen ini Orienl
p. 22.
Pag. 241, v. 9. - Scolio molto in voga nei simposi.
Pag. 241, v. II. - Schifacleone fa da Cleone: onde a questo èrivolto il poco lusinghiero rimbecco.
Pag. 242, v. 4. - Alterato e adattato a Cleone, questo canto è, dice
10 scoliaste, tolto ad Alceo.
Pag. 242, v. 5. - Da bravo leccazampe.
Pag. 242, v. 8. - Gli scoli danno notizie molto confuse intorno a
questo canto. Certo, 1 adulatore Tèoro vuole, recitandolo, fare un complimento a Cleone; perciò ho reso 1‘agathoùs con onesti.
Pag. 242, v. II. - Gli scoliasti dicono che questo scolio fosse di
Prassilla: che però, secondo il Van Leeuwen, non l’avrebbe composto,
ma inserito in una raccolta da lei compilata.
Pag. 243, V. 4. - Cfr. ^comesi, voi. I, p. 106, v. 7.
Pag. 244, v. 9. - Parecchie allusioni di questo brano ci sfuggono:
11 senso generale sembra chiaro. Aminia è stato così fino, che da una
posizione simile a quella del ricchissimo Leogora, è sceso al livello del1 affamato Antifonte. Il poeta aggiunge che quando andò ambasciatore in
Tracia, se la diceva molto coi Penesti, tribù il cui nome, derivato dal
Penesto, ricordava la parola pénes, povero. Nella versione questo giuoco
sparisce.
Pag. 244, v. 13. - Arignoto: lodato, e, sembra sul serio, anche nei
Cavalieri, per aprir la via, come qui, a vituperare il fratello. Le lodi
tributate ad Automene non mi sembrano troppo da prendere sul serio.
Pag. 245, v. 13. - Luogo oscurissimo II proverbio, intelligibile anche
tradotto, si addiceva a chi vedesse mancargli un sostegno. Così in genere,
sembra il poeta dica che mentre Cleone, per qualche scimiata adulatoria
fattagli da Aristofane, si credeva al sicuro dai suoi attacchi, ora. nei
Calabroni, si vede di nuovo malconcio.