Pag. 174. v. 19. - In questo brano il testo è poco sicuro. Fra altro,
è strano che dei vecchi eliasti se la prendano con Cleone; vedi perà
I uscita di Filocleone a pag. 202, v. II.
Pag. 175, v. 10. - Ulisse s’era travestito da pitocco per entrare di
soppiatto in Ilio. Il fatto era narrato nella Piccola Iliade.
Pag. I 75, v. II.- Adombro alla meglio un giuoco fra opc, foro, e
oplas, cacio, (atto rapprendere mediante latte di fico (opós).
Pag. 175, v. 14. - Prodezza simile a quella ricordata a p. 168 v. 4.
La presa di Nasso risaliva a! 471 (Tucid., 198).
Pag. 176, v. 13. - Ad Artemide, dea della caccia, dovevano incerto
modo esser sacre anche le reti. Nel testo poi è un giuoco fra Diktinna,
il noto epiteto d’Artemide, e dlktyon, rete.
Pag. 177. v. 7. - S’aspetterebbe i misteri, o simili.
Pag. 178, v. I. - Presso i tribunali sorgeva una statua dell’eroe
Lieo, figlio di Pandione. Filocleone, per la sua mania tribunalizia, ne ha
fatto collocare una simile accanto alla propria casa.
Pag. 179, v. 1. - 11 testo è qui un po’ambiguo: rendo con qualche
larghezza. Circa questa frasca, vedi i Cavalieri, voi. 1, p. 188, v. 6.
Pag. 179, v. 2. - Rendo così alla meglio l’allusione al verbo eréllein,
remigare, racchiusa nell’ eircsióne (frasca) del testo.
Pag. 180, v. 4. - Teoro è l’adulatore già punto prima.
Pag. 180, v. 7. - Filippo è un sicofante beffeggiato anche altrove.
Non sapremmo dire se il Gorgia qui ricordato fosse veramente il padre
di lui, o il celebre sofista leontino, che allora gli sarà stato maestro.
Pag. 181, v. 8. - Nomi di servi.
Pag. 182, v. I. - Cecrope, il mitico re d’Atene, era appunto rappresentato in questa forma, simboleggiarne l’autoctonia.
Pag. 182, v. 3. - Questo mi sembra il significato dell’oscurissimo
testo. In questa commedia si ricordano spesso beni come mali, doglie
come piaceri, maltrattamenti come benefizi. Intendo che il klàein del
testo (piangere) stia, burlescamente, invece di un «mangiare». Nella
versione questo scherzo sparisce: come si rinuncia all’anfibologia di
chóln/x, che vuol dire tanto gogna quanto una misura di circa un
litro.
Pag. 182, v. 17. - Parafraso così il blépein kàrdama, alla lettera:
guardar crescione. Cfr. Origine ed clementi, p. 242.