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I CALABRONI 281

NOTE 281 Pag. 168, v. 7. - Vedi l’introduzione alla commedia. Pag. 168, v. IO. - I bandi di guerra avvertivano i soldati di andare in campo con provviste per tre di. Pag. 168, v. 16. - 11 metro di questo scherzoso intermezzo (tetrametro giambico più trimetro trocaico) dipinge assai bene l’impaccio dei vecchi nel camminare al buio su un terreno fangoso. Tento di rendere l’effetto con un verso composto di un settenario più un senario. Pag. 169 v. 4. - La carestia dell’olio è stata sempre motivo, fra il popolo, di modi proverbiali. Pag. 169, v. 15. - Il verso che contiene quest’ ultima proposizione, certo tautologica, viene espunto da parecchi editori. Paa. 170, v. 2. - Il poeta musicista caro ai lodatori dell’ età passata. Pag. 170, v. 18. - Espressione proverbiale analoga al nostro pestar l’acqua nel mortaio, o simili. Pag. 171, v. 4. - Lo scoliaste nana di patti col Gran Re e di trame che i Samt, veramente provocati, avrebbero tessute diciotto anni prima. Se Aristofane si riferisce veramente a questo, vuol dire che da allora in poi gli Ateniesi avevano sempre riguardati i Samì come macchinatori e infidi. Pag. 171, v. II. - Pare che si alluda ad Anfipoli, consegnata l’anno avanti a Brasida, generale degli Spartani. — Cfr. Tucid. IV, 192. Pag. 172, v. 4. - Dai tre oboli di giudice. Pag. 172, v. 9. - Queste parole erano tolte a un carme pindarico (Framm. 197). Citandole in questa contingenza, il ragazzo vuol chiedere a suo padre se egli speri di trovare qualche via d uscita dal presente imbarazzo. Tutto questo dialoghelto, come si vede, è parodia tragica. Pag. 173, v. 2. - Gli eliasti portavano seco una bisaccia per riporvi la farina comperata coi tre oboli della paga. Pag. 173, v. 14. - Per svignarsela, come ha già tentato inutilmente di fare. Pag. 173, v. 14. - Prossenfde era uomo tutto fumo, beffato anche negli Uccelli. Pag. 173, v. 16. - Eschine, soprannominato Fumo. Nel rendere la voce pseudamamàxys, seguo l’interpretatazione dello scoliaste, che taglia corto, mi pare, ai dubbi del Van Leeuwen. Tutti sanno come crepitino i magliuoli accesi: a questo crepitio è appunto paragonata la maniera di parlare di Eschine.