NOTE
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Pag. 151, v. II. - Anche qui la dottrina oniristica doveva insegnare
che segno brutto (osse vedere un uomo che perde i capelli, o i denti,
o simili. Rosso sostituisce l’arme.
Pag. 152. v. 4. - Gli Ateniesi. Il pecoro era simbolo di stupidaggine.
Pag. 152, v. 7. - Cleono, paragonato sempre a qualche ibrido fantastico mostro.
Pag. 152, v. 9. - È noto che le foche, e in genere i mostri marini,
esalano fetido odore. Questo ha poi l’odore specifico dell’arte esercitata
da Cleone.
Pag. 152, v. 12. - Nel testo io scherzo è fra demós, adipe, e dèmos. popolo.
Pag. 153, v. 5 - Nel testo è un intraducibile giuoco di parole.
Invece di dire Kefale k$rakos, testa di corvo, Alcibiade, scilinguato
com’ è, dice Kefalé kólakos, testa d’adulatore. E dalla risposta di Rosso
e dal luogo più oltre si ricava che tale fosse Teoro, oltre che millantatore
(Acarnesi) e spergiuro (Nuoole).
Pag. 155, v. 7. - E da servi: vedi la prima scena dei Cavalieri.
Pag. 156, v. 8. - Che serviva a misurare la durata dei discorsi.
Pag. 156, v. IO. - Con cui si votava (pséfos). A novilunio si solevano bruciare incensi dinanzi all’ altarino d’Ecate, che era nella parete
del vestibolo.
Pag. 156, v. 15. - Demo, figlio di Pirilampo, era molto amalo ed
esaltato per la sua bellezza.
Pag. 156, v. 19. - 11 gallo canta già a vespro, e Filocleone deve
trovarsi al tribunale la mattina dopo. Ciò non ostante gli sembra che il
povero animale abbia ritardato.
Pag. 156, v. 24. - Nelle loro tavolette incerate i giudici segnavano
una linea breve per i verdetti di assoluzione, lunga per quelli di condanna.
Pag. 157, v. 17. - Tutti i mezzi qui enumerati servivano a curare
la pazzia. Che a ciò giovasse I" iniziazione coribantica, non sappiamo, credo,
d’altronde (cfr. Lobeck, Aglaophamus, p. 640). Gli iniziati ricevevano
un timpano cha ricordava gli antichi scudi, col cui fragore i Coribanti
dell’ Ida avevano coperto i vagiti di Giove bambino. Dove fosse I Ala
nuova (kainón), non sappiamo. Quanto alle cure compiute nel tempio di
Esculapio, vedi Pluto.