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278 ARISTOFANE

Pag. 130, v. 4. - Detìo ironicamente, s’intende. Seguo il Van Leeuwen; ma non possono non rimaner dubbi intorno a questo luogo. Le parole di Tirchippide riflettono gli appunti principali che muovevano ad Eschilo i poeti moderni. Vedi le Rane. Pag. 130, v. II. - Allude all’Eo/o, in cui si rappresentava l’amore incestuoso di Macareo per sua sorella. Pag. 132, v. 17. — Anche nel testo è trimetro, in mezzo a tetrametri, questo verso, certo d’imitazione tragica. Non so però come quasi tutti i commentatori s’accordino nel riconoscervi una imitazione delle parole di Ferete al figlio Admeto, nell’ Alcesti euripidea (692): Grata è la luce a te: pensi che grata — al genitor non sia? Pag. 136, v. 4. - Si confronti l’uscita di Popolo nei Cavalieri, voi. I, pag. 220, v. II. Pag. 139, v. 2. - Rimbecca le parole di Socrate (pag. 33, v. 3). NOTE A “ I CALABRONI „ Pag. 145, r. 27. - Usener, in Rhein. Mus., 1863, p. 418 sg. Pag. 150, r. 7. - Solo così riescono giustificate le parole di Rosso. Gesticolazioni e danze vivacissime erano parte precipua dei misteri coribantici, che avevano sempre più voga in Alene. Sosia risponde però che il suo gesticolare deriva da un sonno infuso in lui da Sabazio: ed io credo che fra le attribuzioni di questo Nume frigio, da poco introdotto in Atene, ci fosse quella d’ispirare sogni fatidici. Infatti, poi, Sosia dice di aver avuto un sogno portentoso. Pag. 150, v. 9. - Allusione all’ invasione dei Medi; circa la volgarità della espressione metaforica, si veda quel che dice lo stesso Aristofane nella Pace. — Cfr. Origine ed elemenli, p. 244. Pag. 151, v. 4. - Cleonimo era specialmente famigerato per avere in battaglia gittato lo scudo. Pag. 151, v. 7. - Frequentissimo passatempo nei simposi era proporre indovinelli. E uno di questi diceva: « Quale animale vive in terra, in mare, in cielo?» E si rispondeva un nome che convenisse ugualmente a un animale di terra e di mare e a una costellazione: p. es., cane.