Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/279

276 ARISTOFANE

Pag. 101, v. 8. - Omero dice Nestore agoretés, che parla in pubblico, sulla piazza: ma il Discorso ingiusto interpreta abusivamente l’aggettivo per pfazzaluoto. Pag.. 101, v. 15 - Peieo, tentato invano e poi calunniato dalla regina Astydamia, fu bandito dal regno: e mentre errava per le montagne, Ermète gli donò una spada, con la quale si difese dalle fiere, e compiè poi la sua vendetta. In premio della sua continenza, i Celesti gli concessero la mano di Tetide, che, secondo una versione, dodici anni dopo la nascita d’Achille, lasciò il Ietto del marito mortale. Pag. 102, v. 1 1. - Il còttabo era un giuoco molto in voga fra i Greci: si trattava di lanciare con mossa agile e precisa la feccia d’una coppa entro un’altra coppa galleggiante in un vaso più ampio, a fine di sommergerla. Pag. 103, v. 5. - Supplizio che s’infliggeva agli adulteri. Pag. 105, r. 7. - Per essere più spedito. Così fa una donna nelle Donne alla festa di D’emetra, apprestandosi a picchiarsi con Mnesiloco. E il vecchio Ipponatte aveva già cantato (Framm. 74): Tenetemi il mantello — che voglio a Bùpalo l’occhio cavar. Pag. 105, v. 9. - Questa scenetta ci sta proprio a pigione, ed in essa più che in qualsiasi altro luogo della commedia è evidente il rappezzo (cfr. introduzione alla commedia). Pag. 107, r. I. - Quasi certamente questo intermezzo è il residuo d’una seconda parabasi. Pag. 107, v. 16. - L’Egitto era soggetto alle famose inondazioni del Nilo. Ma queste, dicono le Nuvole, saranno un nonnulla in confronto dell’acqua che verseremo noi sui giudici parziali. Altri intende altrimenti. Pag. 110, v. 3. - Verso del Peleo d’Euripide. Pag. 110, v. 12. - Par quasi di sentire una fievole eco delle meravigliose comparazioni onde Clitemnestra, nell’ Agamennone d’Eschilo, saluta l’arrivo dello sposo. Pag. Ili, v. II. - L’ultimo giorno del mese, prima della luna nuova si chiamava della luna vecchia e nuova, perchè in quel giorno si poteva in qualche modo vedere l’antica e nuova luna (Varrone, L. L. VII, 2). Pag. 113, v. 4. - Tanto il querelante quanto il querelato depositavano una somma che chi perdeva il processo non ritirava più. Pag. 113, v. 9. - Più che la versione do in questo luogo una