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186 ARISTOFANE



schifacleone

Gli è che il popolo ci piglia gusto! E adesso, perché voglio
che il mio babbo lasci i modi che gli son (onte d’affanni,
non si levi ai primi albori, non denunzi, non condanni,
e conduca, al par di Mòrico, una vita d’uomo agiato,
ecco, sogno la tirannide, ecco, sono un congiurato!

filocleone

E a ragione: ché nemmeno per il latte di gallina,
questa vita ond’or mi strappi, muterei: né il pesce spina
mi dà gusto, né l’anguilla: molto invece un processetto
gusterei, dentro un tegame, affogato nel guazzetto!

schifacleone

Gli è che avvezzo hai tu, per Giove, il palato a questi affari!
Ma se taci un sol momento, si che quel ch’ io dico impari,
mi lusingo d’insegnarti che tu in ciò t’inganni, o babbo!

filocleone

Che? M’inganno a fare il giudice?

schifacleone

E a partito! Preso a gabbo
sei da gente, senz’addartene, che in ginocchio adori tu:
senz addartene, sei servo!

filocleone

Non parlar di servitù,
ch’ io comando a quanti esistono!