Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/185

182 ARISTOFANE



filocleone

Eroe Cecropo, signore mezzo uomo e mezzo drago,
questa barbara bordaglia lasci tu che si m’offenda,
ch’ io sfamai, dando a ogni quattro un quartuccio di polenda?

coro

Non è ver che la vecchiaia seco adduce assai malanni?
Mi par chiaro! A viva forza il padron carico d’anni
questi due stringono, immemori dei saioni, dei mantelli
che una volta egli per loro comperava, e dei cappelli!
E l’inverno, ché i lor piedi non gelasser, li forni
di scarponi! 11 frutto or vedi delle scarpe di quei di!

filocleone

dibattendosi fieramente, a Sosia.
Neppur ora vuoi lasciarmi, neppur or, bestia maligna?
Pensa quando a rubar l’uva ti sorpresi nella vigna,
ti legai contro un ulivo, ti scuoiai ben ben le terga,
si che oggetto eri d’invidia! Cuore ingrato in te s’alberga!
Sempre più furioso.
Via, tu e tu, dunque, lasciatemi, pria che sbuchi il figliuol mio!

coro

Ma ben presto d’ogni cosa voi pagar dovrete il fio,
e vedrete che sa fare chi stizzoso ha il cuore e giusto,
e lo sguardo fiero come il crescione è acerbo al gusto!
Nuovo assalto. Sbucano dalla casa Schifacleone e Santia, impugnando
fiaccole che distribuiscono anche agli altri servi.