Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/176


I CALABRONI 173



dabbene

anche più tragico.
Perch’ io t’avessi a nutrir fra lo stento!

ragazzo b

Dunque, oh sacco, a me sei vano ornamento!
A DUE
Ahimè, ahimè!
Piangere a noi s’addice!
Durante questa lamentela, alla finestra innanzi a cui
è tesa la rete, è apparso

filocleone

e canta su un aria patetica.
Mi struggo, amici miei! Da questo foro
di vostra voce il suono
odo. è già tanto! Ma che far, se libero
d’uscire io più non sono!
Guardia mi fan costoro,
perch’ io di gir sospiro
all’urne, e far con voi qualche bel tiro
Oh Giove, oh Giove, un fragoroso tuono
lancia dunque, e convertimi
in fumo, o in Prossenide, o nel figliuolo
aggiuntatore di Sèllo, che crèpita
come acceso magliuolo!
Commuòviti al mio duolo,
Signore, questa grazia
concedimi; o all’ istante