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I CALABRONI 145

Essa non ha più alcun rapporto con la prima. Filocleone ha dimenticato affatto il suo fanatismo, ed è rimasto un puro e semplice Pulcinella, non d’altro vago che di sconcezze e buffonaggini. Poi, la prima scena è un travestimento, motivo comico di carattere eminentemente popolare. Poi si va a pranzo. Mentre i convitati sono adunati nel simposio, Sosia esce all’ improvviso, appunto come uno di quei servi convenzionali ricordati nella Pace, urlando per le busse ricevute, e usando un’espressione ben degna di quelli: Oh tartarughe fortunate per la vostra pelle... Filocleone fa un’uscita fanfaronesca, che devesi anche annoverare fra i buffi motivi diletti alla farsa: ha bastonato e minaccia di bastonare quanti incontra, recita versi e canzoncine, squassa una fiaccola, leva alte grida di gioia, come il vecchio della farsa canzonato nelle Nuvole. Il Coro fa prima un’uscita perfettamente indipendente dall’azione, poi uno di quegli oziosi commenti ammirativi il cui carattere tradizionale abbiamo dianzi rilevato (voi. I, p. 7). Non manca la solita sfilata, in persona dei tre ridicoli figliuoli di Grancino; e bisogna confessare che è proprio un’appiccicatura. E la danza a cui Filocleone sfida tutti i volenterosi, e nella quale “la gamba coi calci tocca il cielo», che altro può essere, se non il lórdax, il trescone tanto biasimato nel citato luogo delle Nuvole? Si aggiunga che un simposio è il tenue ordito su cui vengono tramate le varie scene, e che il complesso di queste raggiunge su per giù i 300 versi, quanti un’antica notizia ne tribuisce ai più vetusti ludi scenici; e facilmente ci persuaderemo che questa seconda parte dei CaAmtofane - Commedie, Il - IO.