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130 ARISTOFANE


sebbene a gran fatica, pure mi tenni a freno.
Poi gli chiesi che, il ramo preso di mirto, almeno
declamasse un po’ d’ Eschilo. E lui rispose tosto:
« Si, giusto fra i poeti gli assegno il primo posto!
Quel fanfarone senza capo né coda, duro
più d’un macigno, tutto frastuono! ». V’assicuro
che mi scoppiava il cuore; ma ingozzando la bile:
a E tu cantami qualche pezzo di nuovo stile, —
dissi — di questa roba tutta finezza! » E quello
attaccca una tirata d’ Euripide: un fratello
che una sorella, Dio guardi, uterina fotte!
Qui non mi tengo; e sùbito glie ne dico di cotte
e di crude; e poi, come succede, una parola
tira l’altra; e lui salta su, m’afferra alla gola,
mi pesta, e squassa e stritola....

tirchippide

Fu degna penitenza!
Se lesini la lode a quell’arca di scienza
d’Euripide!

lesina

Che arca di scienza! Non mi fate
parlare, ché ne busco dell’altre!

tirchippide

E meritate!

lesina

Meritate! Ma come? Se t’ ho allevato io,
studiandomi d’intendere ogni tuo balbettio!