Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/98


PREFAZIONE XCV


a Cavalca, l’eroe. Questa è la tassa
d’ingresso. Chi la paga, entri. Se no,
restatevene pure a dormir sole.
In un’altra sua commedia, infine, ci presentava una
specie di burattino, simile agli arcaici idoli di legno.
Duetto con un personaggio (188):
Coso, chi sei? Parla alla svelta! — Taci?
Vuoi parlare?
IDOLO
Un Ermète, opra di Dèdalo,
sono io, di legno; e favellare io posso;
e son venuto qui con le mie gambe!
Da qualche esempio risulta poi come Platone sapesse
fondere con ingegnosità oraziana l’attacco personale nel
contesto. Nel Laio, l’infelice protagonista così consolava
Giocasta che aveva sognato di partorire chi sa che mostro (64):
Lèagro, non lo vedi, della magna
di Glauco stirpe, è un cucco scimunito,
un citrullo, con due stinchi che paiono
cucuzze sfatte, senza seme! Oh il figlio
di Filònide, Mèleto? La mamma
lo partorì somaro. E in che ci scàpita?
Altri skòmmata non meno pepati potremmo cogliere