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Meno artista di Ferecrate, ma pur copioso e vario si
rivela Platone. Egli aveva un debole pei soggetti e i personaggi mitici. Adone, Dedalo, Europa, Menelao, Anfitrione, i Cercopi furono ospiti delle sue scene. Nel
Giove citato in giudizio, si vedeva il re dei Numi ridotto
sulla panca degli accusati per le scappatelle del figliolo
Ercole. Eccone una di cui possiamo tuttavia giudicar la
gravità.
Ercole sta insieme con un’etèra, e con una, diciam
così, guardiana della fanciulla. Le due brave femmine
tirano a spennacchiarlo, e in attesa del pranzo, la guardiana pensa di far giuocare al còltabo i due colombi.
II giuoco, in cui si trattava di lanciare con mossa agile
e precisa la feccia d’una coppa entro un’altra coppa galleggiante in un vaso più ampio, a fine di sommergerla,
si prestava a mettere in rilievo la pesante goffaggine dell’eroe (46):
GUARDIANA
Mentr’io vo il pranzo ad ammannire, il cottabo
dare sollazzo a voi potrà.
ERCOLE
Benissimo!
Ma il vaso ov’è?