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LXVIII PREFAZIONE


Come, come impedirgli di trincare,
di cioncare a diluvio?
Io l’ho, il rimedio!
Gl’infrangerò le coppe, come un fulmine
piomberò sui bicchieri a farli in cenere,
e su quanti altri vasi a ber gli servono,
che non glie ne rimanga il più minuscolo.
Chi sa se avveniva codesta strage d’innocenti? Certo
alla fine il beone riconosceva i propri torti, e si rappaciava
con la sposa (188). Ma, prima di lasciar la Damigiana,
ricordiamo una situazione comica che traspare da un verso.
Cratino, probabilmente mezzo ebbro, mirava una bottiglia vuota, e tristemente sdamava (190):
Dunque il tuo ventre è pien di ragnateii!
’’’
Eupoli, almeno a giudicare dai frammenti, si distaccò
più d’ogni altro dai tipi tradizionali. Non pare che alcuno
dei suoi drammi avesse fondamentale carattere di parodia
mitica; mentre molti erano consacrati a svellere le male
piante che soffocavano Atene sotto la lor trista fioritura.
Ai vili erano dedicati gli Uomini-donne, ai sozzi compagni celebranti con Alcibiade le invereconde orgie della
dea tracia Cotitto gli Iniziali, agli scrocconi i Parasiti.
ai magistrati disonesti i Giudici prevaricatori, ai cinedi
gli Amasi.