vevano, almeno in parte, svolgere il medesimo soggetto.
Nel primo (125) campeggia una
frittella che all’aurora distilla la rugiada.
11 secondo (121) nella sua brevità ha una grazia indicibile:
E presto Giove pioverà zibibbo!
E prima d’abbandonare il nostro poeta, diamo ancora
un’occhiata alla sua Damigiana, del cui soggetto è possibile una sommaria ricostruzione.
Molto noto è l’aneddoto che diede origine a questa
specie di apologia drammatica. Cratino era più che ardente cultore di Bacco, e gli altri commediografi lo proverbiavano, asserendo che le sue ultime composizioni non
sapevano che di mosto (cfr. specialmente la prima parabasi dei Cavalieri, v. 563 sg.). Punto sul vivo, il canuto
artista scrisse la Damigiana, e con essa trionfò nella gara
sui suoi competitori, uno dei quali era pure Aristofane.
La Commedia, sposa legittima del poeta, sdegnata
perché il marito la trascuri per una femminuccia di minor
conto, la Damigiana, pensa al divorzio, e si consiglia con
amici comuni esponendo le proprie ragioni (182-183):
Una volta ero io la moglie sua,
or non più: come scorge, ora, un vinetto
Mendèo di primo pelo, ei lo pedina,
gli fa la corte, e dice: — Oh come brilla!
Che candor! Reggerà tre parti d’acqua? —
Qualche amico prendeva le difese dell’assente: —
Si sa, ci vuole anche per lui un po’ di svago; del resto