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LXII PREFAZIONE

PERSEO La Siria? (’) Se soffia Tramontana, son guai! Già i Sabei, già i Sidoni, già gli Erembi hai raggiunti, città di servi turpi, di pidocchi riunti, al par d’Andròcle. (s) Nell’ultimo emistichio abbiamo un esempio tipico dello skómma, la beffa od insulto personale. Elementi scommatici si rinvenivano già, lo vedemmo, nelle falloforie; e in niun periodo della commedia essi diedero così lussureggiante e spinosa fioritura come nella fase politica, che culmina appunto con la triade gloriosa. In Cratino, a giudicare dai frammenti, lo skómma rivestiva la forma più rude ed arcaica: non esprimeva per via di simboli ingegnosi, ma specificava con nude e precise parole. Ecco, per un sopraintendente agli spettacoli, sciocco e briccone (15): Non diede un coro a Sofocle, che glie lo chiedea: Io diede a Cleomane, ch’io non vorrei, per maestro, nelle Adonie. Per uno scroccone (57): (’) Siria era chiamala presso i Serifi una veste molto pesante — dicono su per giù i grammatici. Ma non si capisce il poco eroico scherzo di Perseo, se non s’intende che ad ogni modo fosse poco adatta a riparare dal freddo. (’) Segue un nome forse non bene inteso e trascritto dagli amanuensi.