Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/51

XLVIII PREFAZIONE

presentazioni che, pur non essendo fliaciche, riflettono certo scene di analoghe farse. Ecco l’apoteosi. L’eroe sta sulla quadriga, tratta da quattro focosi centauri con orribili ceffi, a fianco d’una Vittoria’ negra, col naso camuso. Un satiraccio, ballonzolando, fa da battistrada (fig. 26). E siamo finalmente in Olimpo. Egli deve celebrar le nozze con Ebe, e occorrono i pesci pel banchetto. Poseidone, specialista di cose di mare, e l’inevitabile Ermète, Io conducono alia pesca: l’eroe se ne sta tranquillamente fra gli scogli, con la sua brava canna da cui pende un tonno, mentre Erméte gli dà, al solito, dei consigli. La rappresentazione è forse ispirata alle Nozze d’Ebe d’Epicarmo (fig. 27). Tutte queste figurazioni s’ispirano, è certo, alle farse fliacesche. Una, però, sembra attinga alla commedia attica: quella in cui vediamo un Ercole che picchia con la clava ad una porta, ed un suo servo a cavalcioni su un asino, e con un grosso pacco sulle spalle (fig. 28). Chi potranno essere se non il Diòniso travestito e il Santia delle prime scene delle Rane? VI Parliamo ora d’un elemento che segnò d’un suo sigillo specialissimo la sola commedia attica: del Coro. Il Coro, a quanto sembra, ebbe prima origine dalle cerimonie falloforiche in onore di Diòniso. Una in miniatura ne troviamo negli A comesi; ma con ben altra