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XLIV PREFAZIONE

Tanto gli antichi dèmoni quanto gl’intrusi avevano, naturalmente, le loro leggende. Altre nuove ne originò la contaminazione. E tutta questa materia mitica, sempre più rigogliosa e intralciata, dopo essere stata per lungo tempo narrata, ebbe infine drammatica rappresentazione. Attori naturali furono i ministri dei nuovi Numi, cioè gli antichi dèmoni; o, meglio, dei ministri reali del santuario, che per la solenne occasione si camuffavano nelle forme attribuite dalla tradizione a quei dèmoni. Alcune di queste rappresentazioni erano occulte, altre pubbliche; quelle si dicevano misteri, queste azioni (drómena). Alle seconde conveniva gran pubblico, anche dalle regioni vicine. E contribuendovi, un po’ la critica ironica dei filosofi, un po’ il carattere grottesco degli attori, divennero sempre più buffonesche, e i dèmoni finirono per assumere carattere d’istrioni. così, a mano a mano, rappresentarono anche miti non attinenti al loro santuario, così, infine, uscirono dal tempio, e si unirono e poi si confusero con gli istrioni girovaghi, prestando ad essi i propri bizzarri costumi. Tale, io credo, l’origine della farsa mitica. Ma bisogna ben guardarsi dal porre senz’altro in queste burle rituali l’origine della commedia popolare. L’elemento mimico è di certo anteriore ad ogni rappresentazione parodistica, e quindi tarda, dei miti. Possiamo tutto al più ritenere che sul suolo greco la farsa mitica sia l’elemento agglutinante, il centro che attira a sé e congloba tutti gli elementi buffoneschi e mimici, portati in giro dai mille autokàbdaloi, di paese in paese, attraverso tutto il mondo greco, con incessante formicolìo.