oche (fig. 6), e che sono perfette repliche degli attori
fliaceschi. E più che probabilmente i personaggi epicarmei
esilararono il’ pubblico con analoghi effetti (’).
A fianco di questi compagnoni calcarono le scene alcune orrende comari che erano, anche nell’aspetto, le
loro degne sorelle. Moltissime ne troviamo nelle rappresentazioni fliaciche (figure 7, 8, 9, IO). E come si vede,
oltre che dal solito anormale sviluppo del ventre e dei
glutei, erano contraddistinte dai lineamenti spiccatamente
etnici, camitici. Tutte si conformano a questo tipo le statuette attiche del V secolo, rappresentanti attori in vesti
di donne (2). Né fondamentalmente ne differisce la vecchia tormentata da sat’ià, che pure troviamo in una rappresentazione ceramica del V° secolo, e che certamente
era anch’essa una figura scenica (figura 11).
Queste somiglianze, che si propagano da secolo a secolo, da regione a regione, non possono certo esser casuali.
Esse accennano ad unità d’origine. E uno dei centri di
irradiazione, probabilmente non unico, certo non originario, pare fosse il santuario dei Cabiri di Tebe. Nella
sua cinta si son rinvenute in gran numero rappresentazioni
ceramiche dedicate al Nume del luogo, a Diòniso cabirico.
E in esse troviamo delle figure che nelle caratteristiche
essenziali \si identificano appunto coi nostri tipi, e che
eseguono, con particolari più o meno burleschi, una quantità di azioni mimiche. Ecco Perseo che trascina Belle(’) Cfr. Arnold von Salis: De Doriensium ludorum in comoedia attica
vestigiis, p. 12.
(!) Cfr. A. Koerte, Archaologischc Studien zur alten Komódie, in « Johrb.
d. Inst. », p. 75.