Pag. 173, v. 3. - Con allra immagine si fa a Cleone la stessa
accusa che al v. 8. pag. 167.
Pag. 174, v.( II. - Per queste metafore in azione, cfr. Origine ed
elementi, pagina 262 sg.
Pag. 175, v. 1. - Con aglio si eccitavano i galli a quelle zuffe
che formavano la delizia degli Ateniesi.
Pag. 177. v. 2. - Sotto le sembianze del mostruoso Tifone, miticamente simboleggiante la furia dei vulcani, è raffigurato Cleone: il
Turbine sarà stato qualche altro demagogo. Vedi le parabasi dei Calabroni e della Pace.
Pag. 177, v. 4. - Per le commedie anteriori, Aristofane s’era servito di prestanomi.
Pag. 177, v. 15. - Cioè vestf i suoi coreuti da rane, da Lidi, da
mosconi ecc.
Pag. 177, v. 23. - Principi di due inni degli Eunìdi di Cratino.
Nel primo si allude con la parola Doroi (Jòron=dono=sbruffo) a corruzione: con gli zoccoli di fico a sicofantia. Presumibilmente, anche nel
secondo si racchiudeva qualche allusione, che però ci sfugge.
Pag. 177, v. 27. - Conna, un tempo illustre citaredo, più volte
coronato, e maestro di Socrate, era così decaduto, che c’era un modo
di dire: a valer quanto Conna »; noi si direbbe: « quanto il due di
briscola ». Cratino lo aveva canzonato per le sue corone, vani trofei
d’una gloria trascorsa; e Aristofane ritorce la beffa contro Cratino.
Pag. 177, v. 29. - Invece che essere mantenuto.
Pag. 178, v. 6. - 1 frammenti che ci rimangono di Cratete confermano le lodi tribuite da Aristofane all’arte di lui. Il biasimo malignamente incluso in quel poco dispendio non sapremmo dire quanto
fosse fondato.
Pag. 178, v. 14. - La commedia fu rappresentata nelle feste Lenec.
Pag. 178, v. 16. - Sin da giovanissimo Aristofane era afflitto da
calvizie. E aveva lo spirito di riderne per primo.
Pag. 179, v. 2. - Nel promontorio Sunio e a Gerestia (sud delI’ Eubea) sorgevano celeberrimi santuari di Poseidone.
Pag. 179, v. 5. - Perchè come Dio del mare aveva procurali agli
Ateniesi i successi di Pilo, come patrono dei corsieri quelli di Corinto.
Formione era uno dei più rigidi e valorosi generali ateniesi.
