uomo effeminatissimo, che si rade a mo’ di cinedo (cfr. le prime scene
delle “Donne alla festa di Démetra), che va attorno come Artemone,
il villan rifatto, già beffato da Anacreonte, che scrive versi da colascione.
Ora non ci risulta che in Cratino si riscontrasse codesta effeminatezza,
la quale sembra anzi contrastare con la nota passione di lui per la diva
bottiglia. Né poteva con una espressione così recisa disprezzar l’arte di
Cratino Aristofane, che tre anni dopo, nei Cavalieri, scriveva una cosi
alta lode di lui. Dato ciò, non vedo che ci sia motivo per allontanarsi
dallo scoliaste, il quale ci dice che codesto Cratino era un qualunque
poeta melico.
Pag. 83, v. 7 - Secondo gli scoli si tratterebbe del non ignobile
pittore Pausone; ma il Rossbach con molta verisimiglianza concluse che
si parli invece di uno scroccone ignobile quanto gli altri ricordati (Aus
der Anomia, p. 192 sg.).
Pag, 83, v. 8. - Colargesi si chiamavano gli abitanti di un borgo
della tribù Acamantide, alla quale apparteneva, naturalmente, questo
Lisistrato, uomo, a dir dello scoliaste, tutto mollezza. Dal contesto parrebbe che la sua principale caratteristica fosse quella d’esser povero in
canna.
Pag. 84, r. 3. - La versione dialettale della parte del Beota si
deve a Genuino Ciccone.
Pag. 84, v. 5. - Ché non ad altro può bastare il loro virtuosismo. 11 testo parla veramente non di cicale, ma di cani; e in esso, se
non erro, si deve alludere a una storiella popolare simile a quella narrata nel preambolo alla seconda parte del Don Chisciotte.
Pag. 84, v. 9. - Cheride è il cattivo suonatore di flauto già
ricordato prima.
Pag. 85, v. 6. - I Greci, come si sa, mangiavano volentieri
locuste.
Pag. 86, v, 4. - In un verso del Giudizio delle armi di Eschilo,
Tetide era chiamata signora delle cinquanta vergini Nereidi.
Pag. 86, v. 8. - Da altri luoghi di Aristofane e da frammenti di
Platone comico, si ricava che questo Morico era un gran ghiottone; e si
capisce che debba veder con gioia il ritorno delle prelibate anguille della
palude Copaide. Né potevano rimanervi indifferenti i coreuti, che nelle
feste Dionisiache scialavano a spese pubbliche. Rendo con famuli la