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252 ARISTOFANE

Pag. 24, v. 7. - V. la nota a pag. 13, v. 12. Forse non è senza intenzione ricordare il frigido Teognide a proposito di grandi nevicate; ma anzitutto la « menzione serve a far rilevare il gran tempo che era durata l’ambasceria. Pag. 24, v. 8. - Invece di trincare si aspetterebbe qui dimorare. Pag. 25. v. 3 - Gl’ innamorati solevano scrivere il nome degli amali o sui muri, o sui tronchi, o sulle foglie. Nomi di giovanetti e di fanciulle, seguiti dagli epiteti l(alós, l(alé—bello, bella, abbondano, come ognun sa, nelle rappresentazioni dei vasi fittili. Pag. 25. v. 6. - Le Apalur/e erano feste celebrate dagli Ateniesi nel mese Pyanepsione (il nostro ottobre) in tre giorni. Il verbo apalétn significa ingannare. E io adombro in qualche modo il giuoco di parole, sostituendo la parola pasticci alla corrispondente greca (allànles), che significa salsicce. Pag. 25. v. 16. - Sentendo che Tcoro conduce gente con sè, Diceopoli capisce che si tratta d’una nuova scroccheria. Pag. 27, v. 2. - Diceopoli aveva portato seco un myllotóa (torta condita con aglio, cacio, uovo), per mangiarselo all’assemblea. Un tratto simile è riportalo da Teofrasto come caratteristico dell’ àgrolkos (il rustico). Pag. 27, v. 4. - Con aglio si solevano eccitare i galli a quelle zuffe che formavano la delizia degli Ateniesi. Pag. 27, v. 9. - La pioggia o altro simile presagio meteorico bastava a far sospendere la seduta. Grande era la credulità degli Ateniesi nei presagi. Pag. 27, r. 17. - I personaggi che giungono da terre straniere entrano dalla pàrodos sinistra. Pag. 28. v. 9. - I Peleponnesi ogni volta che invadevano l’Attica mettevano a sacco le campagne. Per lo scempio delle viti sanguina specialmente il cuore dei contadini aristofaneschi. Pag. 28. r. 14. - Un po’ grossolano è il simbolismo pel quale la tregua t rappresentata da assaggi di vino. Lo scoliaste lo dice derivato dal costume di suggellare col vino i palli giurati. Pag. 29, v. 2. - Si soleva in taluni vini infondere della pece per impedire che inacidissero. Qui si vuol dire che una tregua di Ire anni soli avrebbe presto ricondotti gli Elioni a calafatare le navi per la guerra.