Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/314


I CAVALIERI 203



salsicciaio

Io poi non ti minaccio,
ma un augurio ti faccio:
sfrigoli una padella
di seppie, giusto in quella
che tu per i Milesii
parlar debba, e un talento
buscar, se vinci. E voglia
recarti a parlamento
dopo esserti satollo
di seppie. Ecco d’ un sùbito
ti chiamano: il talento
ti tira; e per la furia
ti strozzi nell’ ingollo!
Vari coreuti, tumu!tuo«amente.
— Molto bene!
— Per Giove!
— Per Apollo!
— Per Dèmetra!

popolo

Anche a me sembra chiaro ch’ egli sia
buon cittadino, come da gran tempo
non ce n’ è stati, fra gli obolitani!
Tu, Paflagone, mi mettevi su,
protestando d’amarmi. Adesso rendimi
il sigillo: non sei più mio ministro!