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XXIV | PREFAZIONE |
Giustamente opinò il Thiele1 che la commedia attica fruisse, anche circa i costumi, della piú grande libertà. Ma questa libertà, converrà aggiungere, era disciplinata da una tradizionale imprescindibile norma.2 In mezzo ai personaggi secondarî, variamente e capricciosamente abbigliati, ed ai coreuti dai costumi fantastici, quelli e questi privi di fallo, il Buffo serbava integro il costume tradizionale: sf che al suo semplice apparire, come ora a quello di Pulcinella, il popolino riconoscesse giubilando l’eroe prediletto.
III
I tipi — diciam pure le maschere — costituivano l’elemento principale e piú caratteristico dell’antica commedia popolare. Tuttavia,^per meglio determinarne la fisonomia, non sarà inutile ricordare alcuni dei motivi comici che ella predilesse, e che si perpetuarono anche essi, infiltrandosi pure nelle opere d’arte riflesse, a venarle di capricciosi rabeschi.
Il buon Orazio del Teatro comico di Goldoni (III, 2) fa una carica a fondo contro il malvezzo di rivolger la parola agli spettatori: ma delle sue inibizioni si sarebbero molto meravigliati i bravi autokábdaloi, avvezzi, per tradizione secolare, a fraternizzare e discutere bravamente col pubblico, come fa tuttora il loro discendente Pulci-