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abruzzese, le parti del Megarese e del Beota negli Acarnesi, a Giuseppe Fraccaroli, che rivide quasi tutte le
stampe, e mi fu largo di preziosi suggerimenti. Nella revisione delle bozze mi aiutarono pure, in varia misura, ma
con uguale affetto, Nicola Festa, Giovanni Setti, Emanuele
Loewy; e a ciascuno d’essi devo più d’un utile consiglio.
Al povero Franchetti non possono più giungere, ahimè,
i miei ringraziamenti. A lui debbo, oltre che la scritta con affetto fraterno per i miei Uccelli, un importante impulso ideale. La sua mirabile versione delle Rane
rivelò primamente a me giovinetto, l’arte d’Aristofane.
E da quel giorno, solo oggi (’), con la pubblicazione di
questo lavoro, son riuscito a frangere il cerchio magico in
cui sùbito m’avvinse il poeta nella cui anima le Grazie
avevano edificato il loro tempio.
(’) La primo edizione di questo Aristofane fu pubblicata nel 1907
dall’editore Bocca, la seconda nel 1914 presso l’Istituto editoriale italiano.