Scorrea, volgendo gorghi di vino, ogni torrente;
i pani e le focacce fra loro avean gran liti
nelle bocfthe degli uomini, per essere inghiottiti,
gareggiando in candore; e a casa, dritti dritti,
da sé, sopra le tavole, veniano i pesci fritti.
Un gran fiume di brodo, volgendo carni lesse,
scorrea presso i lettucci; v’eran, chi ne volesse,
rivoletti d’intingolo; sicché, pria d’inghiottirlo,
spruzzarne ogni boccone poteasi e ammorbidirlo.
Più là vedevi, dentro vassoi, delle stiacciate
guarnite di dolciumi; e a voi, tra le giuncate,
a cacciartisi in bocca veniano i tordi arrosto.
Intorno alle mascelle contendevansi il posto
i pampepati; i bimbi animelle e interiora
usavano per dadi; e pingui erano allora
gli uomini tutti quanti e pezzi di giganti.
Ancora un gioiello d’Ermippo. La lode dei vini greci
che in una sua commedia risuonava forse sulle labbra dello
stesso Diòniso (82):
Del vin di Mende, anche gl’Iddei travaso
fan su i morbidi letti; e vo’ ch’encomi
anche quel di Magnesia e quel di Taso,
che manda olezzo di fiorenti pomi:
questo è re d’ogni vino, mi cred’io,
dopo il salubre ed impeccabil Chio.
Un altro èwene, detto odor di fiore.
Come tu n’apri un orcio, da la bocca