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PREFAZIONE | VII |
Questo frammento appartiene alla Mandragola d’Alesside (142, Kock), dalla quale, non sapremmo per qual tramite, deve pure aver derivato qualche cosa il capolavoro del Machiavelli. Anche in essa, infatti, si trattava di una donna fatturata con la mandragola; e chi compieva l’operazione potè ben essere un antenato di Callimaco. In un’altra commedia, l’Elleboro di Difilo, pare si compiessero meraviglie con la pianta che secondo gli antichi domava la follia. E dei cerretani pare fossero addirittura protagonisti in commedie di Mnesimaco (Pharmakopóles), di Alesside (Cratéuas), di Anassandride (Pharmakómantis).
Parenti in primo grado dei cerretani erano i questuanti (menagýrtai), gente girovaga che presumeva compier miracoli con l’aiuto dei Numi. Anch’essi bazzicarono molto le scene, e diedero argomento e titolo a una commedia di Antifane e ad una di Menandro. Ecco uno dei loro prodigi, operato su uno storpio (Antifane, 154):
Alla fanciulla ingiunse che prendesse
gli unguenti della Diva, e glie n’ungesse
i piedi prima, indi i ginocchi; e appena
gli ebbe quella toccati e stropicciati
i piedi, saltò su bell’e guarito.
Non meno antica era la prosapia del dottore. Sofrone nei suoi mimi presentava un rètore, Bulías, che chiacchierava sempre senza saper quel che dicesse. In una commedia d’Epicarmo era divenuto filosofo eracli-