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CANTO IV. 57 semiìre l’ente die ha anima esercita in aito le operazioni della vita, onde anco nella definizione l’anima è delta l’atto del corpo avente la vita in potenza. — Quando l’intenzione dell’anima è fortemente tratta all’operazione dell’una potenza, è ritratta dall’operazione d’un’altra. — Quella virtù dell’anima che è sciolta dall’organo del corpo é in certo modo infinita per rispetto al corpo stesso (i) // diletto estraneo impedisce l’operazione, perchè mentre all’una cosa intendiamo forte, forza è che dall’altra l’intenzione sia ritratta (2). Quando noi non mutiamo pensiero, o mutandolo, non cene avvediamo, non ci pare che sia trascorso alcuno spazio di tempo (3). Recheremo da ultimo un passo de’ Dollandisti, che congiunge la tradizione lilosotica colla ascetica; L’astrarsi che fa la mente dell’uomo da’ sensi corporei, è naturale o sopranaturale. Quella che chiamiam naturale è prodotta da forte applicazione dell’anima ad un pensiero. Perchè, sebbene siano varie le potenze dell’anima, una però è l’Intensione per cui ne II’ attender e alla contemplazione delle cose umane e delle divine, si fa vano (i) l’acume degli occhi e gli atti dell’udito e degli altri sensi. L’astrazione ol tre natura, dalle divine lettere chiamasi ratto. Ugual ratto o proviene damalattia,o da malo spirito, da nume divino (5). Di tali astrazioni il Poeta non so s’io abbia a dire pativa o che n’era potente: Cominciò il naturale mio spirito ad essere impedito nelle sue operazioni; perocché l’anima era tutta data nel pensare di questa gentilissi’ ma (6)... Mentr’io... disegnava, volsi gli occhi, e vidi lungo me uomini.... e, secondo che mi fu delio poi, egli erano stati già alquanto anzi che io me ne accorgessi (7). Il slmile seguì, narra il Boccaccio, al Poeta quando essend’egli in Sieìia, statogli recalo un libro e non avendo spazio di portarlo altrove, sopra la panca si pose col petto; e benché in questa contrada per festa pubblica si facesse armeggiata e rumore con isirumenti e con versi e balli di vaghe donne e giuochi di giovani, mai non si mosse, né levò gli ococchi dal libro, e quivi stette da nona a vespro finché tutto non l’ebbe percorso. Di visione soprannaturale, venutagli, canterà: 0/» imaginativa, che ne rube Talvolta sì di fuor, ch’uom non s’accorge Perchè d’intorno suonin mille tube / (8) (i) Som, 4, 2, 2. Abbiamo qui il (A) Purg., Vili, t. 3: Render vano modo di Dunlc: Ques/a è quasi legata l’udire. e quella è sciolta. Nei Bollandisti (1, (5) Bolland. 901, Vita di Veronica i94): Io sono (dice Dio) il solo che di Binasco, iib. Ili, cap. I. posso li gare la mente. (6) Vita Nuova. (2)Som., 1,2,4. (7) Ivi. (3) Arisi. Fis, IV. (8) Purg., XVII.