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10 PURGATORIO aggiunge 11 censetleslmo, a cui sarà corso il pensiero di Dante : Sopra tutta la terra la gloria tua acciocché i tuoi diletti siano liberati.... Chi condurrà me nella città munita?.... Non tu forae, o Dio, tu che ri avevi respinti? (1) Così quella libertà di cui tocca Virgilio a Catone, intesa in senso e morale e civile e religioso, acquista la debita am- piezza. Egli invoca Calliope (2), che Ovidio dice la prima nel coro delle Muse (3), « altrove la massima (4), e dice che nel cenarne con le Pi- che fu essa che per tutte l'alire canlò e vinse: .Calliope quaerùlas praetenkit pollice chordas (5). Né il quat^rulas sarà sfu'-'gito al Poeta, che in questa Cantica segnatamente si complace in pensieri mesta- mente pietosi. Calliope in Orazio (6) è detta regina, ma non per la ragione che Esiodo la dice seguire i re; le quali parole di per sé sole segnano disianza che corre tra Esiodo e le più antiche, cioè le più poetiche, parti de' poemi d'Omero. Ma in (juesta invocazione non avrà Dante dimenticato quel di Virgilio (7): Tos, o Calliope, precor, adspirate cammti ; dove in una musa son tutte, e la sconcordanza è bellezza, e spiega l'intima ragione perché dal tu siano le lingue mo- derne passate al voi. Qui Calliope, altrove (8) Clio è nominata a modo di citazione forse perchè invocata anche da Stazio; altrove Dante in nome suo proprio invbca Urania in cima al monte sacro (9) già prossimo al cielo ; ma giunto in Paradiso , nuove Muse mi dimo- stran l'Orse (10); dacché quelle Donne che a;utóro Anfione a chiuder Tebe (li), più non fanno per esso. E, volato più su nella gloria, per modo d'esclusione egli nomina Polinnia, quasi la musa di tutti gl'inni delle umane religioni , per dire che quante lingue cantassero nutrite da lei e dall'altre sorelle, non giungerebbero al millesimo del vero cantando la bellezza della sua Beatrice (12). Altri nomi di muse Dante non ha, ch'io rammenti; ma leggendo nell'egloga sesta nominata Talia, musa della commedia, da Virgilio, che non è punto comico, si sarà Dante pensalo, o confermatosi nel pensiero, di chiamare commedia la sua. Del qual titolo è altresì ra- gione la forma, drammatica in gran parte, del sacro poema, a simi- Illudine delle rappresentazioni sacre che facevansi fin nelle chiese. E la lettera a Cane prova ch'egli aveva anco la mente all'origine greca attribuita alla parola, da borgo, intendendo che la sua poesia doves- s'essore popolare (13). Il principio di questo Canto ci fa ben certi che Dante conosceva d'Orazio non sole le satire ma le odi altresì. Nell'ode che invoca Cal- liope sono i versi : Tester Camoenae , vester in arduos Tollor Sabi- nos (14), a che corrisponde : sante Muse, poi che vostro sono (15) Se non che più rettorica al solito in Orazio l'andatura, e le amplifica- zioni abbondano in quello stile che pare a taluni si parco 11 longum melos è già una minaccia ; poi vengono dopo la tibia, fidibus citha- rave Phoebi ; poi Vamabilis insania che lo fa pios errare per lucos, (1) Psal. CVJF, 6, 7, il,i2. (10) Par., II. (2) In Virgilio (Bue, IV), delta (l I) luf , XXXII. Calltopca, ed iti Ovidio. (12) P..r., XXIII. (3) Fast., V. (13) Nella lettera a Cane egli nota (4) Met., V. che Tragedia è poema co» esito tristo, (5) Ivi. Commedia con lieio: ma questa non (6) Carm., Ili, 4. sarebbe stata ragione a così intitolare (7) iGn., IX. il suo, senza le altre accennate. (8) Purg., XXII, t. 20. (14) Hor., Carm., Ili, 4. (9) Purg., XXIX, t, i 4. (1 5) Ter». 3.