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18 PURGATORIO. – Canto I. Verso 19 a 99

Ma se donna del ciel ti move e regge
     Come tu di’, non e’ è mestier lusinghe:
     Bastiti ben, che per lei mi richegge.

Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
     95D’un giunco schietto, e che gli lavi il viso,
     Sì che ogni sucidume givi ne stinghe: *

Che non si converrìa V occhio sorpriso
     D’alcuna nebbia andar davanti ni primo
     Ministro, che è di quei di Paradiso.


v. 92. Scrivo lusinghe, e per ciò ricinghe e stinghe quali nel Laur. XL,7 nel Cassinese nel Cortonese nel Filippino, poich’è indicalo dal Lana.

v. 96. Lezione ottima del Cort. Laur. XL,7, del Cass. del Cod. Gaelani.




detta Marzia fu viva, ella li piacque tanto die ogni grazia per lei a lui domandata li fece; ma ora che dimora oltra lo infermo, non può piegare nè 1 operare sue voglie nè desiderio, e però vana è tale persuasione, la quale hae esordio ed inizio di lusinghe.

V. 91. Qui risponde Cato alla prima parte, e mostra come tutti li officiali dello eterno imperadore sono obbedienti, li quali sono si abili ad addurre in atto ogni suo comandamento, che come sono richiesti nel suo nome, incontanente ubbidiscono e vuolno; e però dice: Se donna dal cielo hae a condurre, altre lusinghe non ci hae bisogno, se non dire: tal cagione ti muove.

94. Or qui l’autore poetando pone una allegoria nel suo cantare, della quale la sua intenzione è, che quello uomo, che intende a partirsi dal peccato, e pervenire per purgazione a stato di gloria, ha bisogno di umiliarsi; la quale conformazione e umilità si è principio di penitenzia, e però sanza essa mai non può essere l’uomo abile nè adatto a penitenzia, e però è scritto per nostra donna; quia respexit humilitatem ancillae suae etc. Sichè, vogliendo ciò mostrare l’autore, segue come appare nel testo.

95. Giunco si è una pianta, la quale non porta foglie nè brocche, a mostrare che lo umile non dee fiorire nelle temporali cose, quasi a dire: quelli che ha fare questo viaggio, conviene essere assolto da ogni rigidezza e temporalitade, la quale abbia sua radice in concupiscivo appetito.

95. Quasi a dire che non solo l’uomo dee essere disposto ad umilità, ma eziandio deve essere lavato da ogni vizio, il quale elli appella sucidume, imperquello clic l’anima, quando è piena di peccato, è sucida e lotosa e privata della luce dello eterno fattore; ed a mostrare come si discorda l’essere in peccato dal beato stato soggiunge, e dice: Chè non si converrìa l’occhio sorpriso.

  1. Così la V., Bg. e il R. piegare nè muovere sua voglia nè desideri; l’Ottimo, pregare nè invocare sue voglie, desidero nè volere; ambedue, come si vede, inaccettavili.