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c o m m e n t o |
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lo feto nel ventre de la madre e l’articulare del cerebro compiuto,
l’onnipotente Iddio crea di nulla l’anima umana nel corpo, lo quale 1 pillia et unisce a sè la vegetativa e sensitiva, dando loro perfezione la quale non arebbeno da sè. E fa questa unione per sì fatto modo, che ella è cagione del loro operare e mai non si disfà questa unione; ma anco quando si parte l’anima dal corpo, ne le porta seco benché non abbino più attività niuna, e viene l’anima umana dotata de le infrascritte tre doti, le quali sono più attive quando è separata dal corpo che quando è coniunta. Viene adunque dotata di tre
potenzie; cioè memorativa, intellettiva e volitiva; e d’irascibilità,
ragione e concupiscenzia: imperò che le prime, quando sono in sua
perfezione, chiamanosi così; e, quando mancano de la perfezione,
chiamansi al secondo modo; cioè quando la volontà vuole lo bene e
rifiuta lo male chiamasi volontà, quando è l’opposito chiamasi concupiscenzia; e la memorativa, quando seguita lo bene e scaccia lo
male chiamasi memorativa, e quando fa l’opposito chiamasi irascibilità; e questa memorativa àe tre potenzie; cioè apprensiva, imaginativa e retentiva; e la ragione àe due parti; cioè la inferiore e
pratica che àe traffico co le cose mondane, e la superiore e teorica
che traffica co le cose celesti, et àe queste potenzie; discursiva,
cooperativa, discretiva et iudicativa; e la intellettiva, ch’è lume che
inlumina la mente, àe due potenzie; cioè compositiva e divisiva et
illumina sempre la ragione l’una parte e l’altra. Chiamansi potenzie, perchè non sono sempre in atto; ma sono in potenzia, che l’anima le può mettere in atto quanto vuole. Di ciò; dice Dante, ebb’io;
cioè Dante, esperienzia vera; cioè vera prova che sia vero quello
che dico, Udendo quello spirito; cioè lo re Manfredi, che m’avea
parlato di sopra, e ammirando; cioè meravilliandomi, Che ben cinquanta gradi sallito era Lo Sole: diceno li Astrologi che ciascuno
emisperio è 180 gradi, li quali lo sole passa da la mattina a la sera
sì, ch’era passato del di’ poco più del quarto; dico pogo 2 più, perchè più 5 gradi: imperò che ’l quarto serebbe 45 gradi. et io; cioè Dante, non m’era accorto; del passamento del tempo: acconciamente finge qui l’autore esser stato disavveduto del passamento del tempo, perch’elli finge che quive fusseno li negligenti, che aveano perduto lo tempo de la penitenzia, e quive lo ristoravano, quando Venimmo; cioè io Dante e Virgilio, dove; cioè a quel luogo nel quale, quell’anime ad una; cioè insieme, Gridaro a noi; cioè a Virgilio et a me Dante: Qui è vostro dimando; cioè in questo luogo è lo luogo da sallire che voi dimandate.
C. IV— v. 19-30. In questi quattro ternari lo nostro autore descri-
- ↑ C. M. la quale piglia
- ↑ C. M. poco