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la madre et è creato, àe la vegetativa per la quale si notrica e cresce; e come lo corpo è organizzato e compiuto di fare sì, che àe li sentimenti, diceano che sopra venia la sensitiva; e poi quando è nato, sopra viene la imaginativa; e quando è in etade di cognoscere, diceano che sopra venia la ragionevile; e così poneano essere 4 anime; lo quale dubbio l’autore nostro solve in questo principio del canto, dinarrando questa opinione esser falsa et erronea per tanto, che seguitrebbe che l’omo in uno medesimo tempo potesse coll’anima intendere a più cose; la quale cosa veggiamo manifestamente che non è possibile; e però dice: Quando per dilettanze, o ver per dollie; tocca qui l’autore due principali passioni che muoveno l’anima nostra: cioè l’allegressa e dolore che sono cagionate dal presente bene e dal presente male: imperò che ’l bene presente cagiona allegressa, come presente male cagiona dolore; e così lo futuro bene cagiona speransa, e lo futuro malo cagiona paura; e così sono 4 le passioni generali; cioè allegressa e dolore, speranza e timore de le quali tocca l’autore, e come detto è, dicendo: Quando per dilettanze: cioè per diletti, che tanto vale quanto allegresse, o ver per dollie; cioè dolori, Che; cioè le quali, alcuna virtù; cioè potenzia delle nostre potenzie sensitive che sono a cinque sentimenti; cioè vedere, udire, gustare, odorare, e toccare; o vero de la memorativa che sono; apprensiva, imaginativa e retentiva, nostra; cioè dell’anima umana: imperò che l’uomo àe naturalmente le dette virtù, che sono specie de le potenzie dell’anima, che sono tre secondo li Filosofi; cioè vegetativa, sensitiva e ragionevile; e ciascuna di queste àe suoe specie le quali l'autore chiama virtù, comprenda; cioè in se retenna 1, L’anima; cioè la virtù animale che Dio àe posto nell’anima umana, che è una sola che àe tre potenzie ditte di sopra, bene ad essa si raccollie; non mostrando questa sua virtù, se none 2 a quella potenzia che riceve la passione che li è obietta, Par che a nulla potenzia; delle altre dette di sopra, se none a quella a che s’è ricolta, più intenda; la virtù animale abbiente 3 in atto allora quella potenzia sola, E questo è contra quello error, che crede Che un'anima sovr’altra in noi; cioè omini, s’accenda; cioè che come fu detto di sopra, prima sia la vegetativa, poi sopra vegna la sensitiva, poi la imaginativa e poi la ragionevile, che se ciò fusse vero, queste 4 anime in uno istante farebbeno ciascuna sua operazione e non impaccerebbe l’una l’altra; la quale cosa veggiamo manife-

  1. C. M. in sè riceva, L’anima;
  2. None; non, aggiuntovi l’e per istrascico di pronunzia, siccome più innanzi quie, sue, in vece di qui, su. E.
  3. Abbiente, participio presente cavato da abbiere che, in cambio di avere, odesi in alcuni luoghi del Valdarno. E.